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Fallimento Marvecs: buco da 160 milioni e 577 lavoratori disoccupati

Aziende Redazione DottNet | 28/07/2011 15:43

Il fallimento della Marvecspharma Service Srl, avvenuto lo scorso gennaio, ha sepolto sotto le sue ceneri 160 milioni di debiti e 577 lavoratori travolti dall’”inadeguatezza a realizzare qualsivoglia obiettivo imprenditoriale dell’azienda”, e con il proposito di acquisire personale con lo scopo di ottenere “il versamento del badwill per tamponare il crescente indebitamento”, e per “beneficiare, nell' immediato, delle liquidità corrisposte come anticipi sulle mensilità e sul Tfr per ogni lavoratore assunto”, dice il Gip Enrico Manzi.

Eppure l’azienda farmaceutica milanese era titolare delle autorizzazioni ministeriali all' immissione in commercio di farmaci come “Folina” e “Eparina vister”, due prodotti, questi, che avrebbero garantito guadagni e ottime prospettive. Il capitolo più devastante di questa storia riguarda senza dubbio il personale: dal 2004 la Marvecspharma aveva cominciato ad acquisire squadre di informatori scientifici ceduti a prezzi simbolici (circa mille euro) come ramo d' azienda da multinazionali del settore. Queste ultime erogavano all’azienda notevoli indennizzi a titolo di avviamento negativo (il cosiddetto  badwill ). Nel 2004, ad esempio, 242 dipendenti da Pharmacia Italia Spa, che paga 30 milioni di euro di avviamento negativo; 199 dipendenti sbarcano nel 2005 da Pfizer Italia che versa anche 26 milioni; altri 442 dipendenti arrivano nel 2007 da Pfizer Italia in cambio di 60 milioni; e poi 90 dipendenti da Simesa Spa e 70 da AstraZeneca Spa nel 2007. Tutto ciò è costato ai due amministratori  Nicola e Francesco Danzo l’arresto per  bancarotta fraudolenta da parte delle Fiamme Gialle di Milano.

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“I lavoratori - sintetizza il gip – rappresentavano  un costo per i venditori. Le case farmaceutiche, che per effetto delle cessioni a Marvecs incassavano un prezzo simbolico (mille euro) pagando invece alla cessionaria un contributo economico perché li acquisisse, in effetti le liberava da un problema”. Ma non è tutto: i pm Luigi Orsi e Gaetano Ruta aggiungono che “è ancora in fase di accertamento l' esame di profili di responsabilità delle multinazionali: è peraltro evidente come queste cessioni fossero funzionali alla dismissione di un numero consistente di lavoratori senza dovere seguire le procedure previste nella gestione degli esuberi”. E concludono i due magistrati: “I dipendenti  erano scaricati come pesi morti e lesi perfino nei loro basilari diritti di vedersi corrispondere i contributi previdenziali”.

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